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BLUMUNN

DI E CON MARINA CONFALONE, LELLO GIULIVO E GIOVANNI SCOTTI
SCENE GIANLUCA AMODIO
COSTUMI ANNAPAOLA BRANCIA D’APRICENA
LUCI PASQUALE PAPA
MUSICHE MIMMO NAPOLITANO
REGIA FRANCESCO ZECCA
PRODUZIONE C.A.S.A. CENTRO DELLE ARTI DELLA SCENA E DELL’AUDIOVISIVO, TEATRO DI NAPOLI – TEATRO NAZIONALE

Il “Blumunn”, un ex piano bar in stato di completo abbandono, è lo spazio in cui s’incontrano fortuitamente il giovane Malachia, che sta per trasformare il locale in un market per la vendita di pesce surgelato, e Susy, l’anziana cantante storica del locale, che non vi tornava da anni. Nel rapporto che li coinvolgerà metteranno in atto l’energia di due poli in opposizione per carattere ed intendimenti, avendo contemporaneamente l’occasione di indagare in fondo ai loro cuori. La rinuncia di Malachia ad inseguire i propri reali sogni dovrà fare i conti con l’ardore prepotente, quasi adolescenziale di Susy, teso a turbare i piani del ragazzo. E Susy che rilegge le memorie del suo passato, che il Blumunn ha fatto riemergere come avvolte in un’aurea mitica, dovrà ammettere miserie e fallimenti della sua vita.Il Blumunn è lo spazio di una vita, quella di ognuno di noi, coi ricordi scanditi dalle canzoni della giovinezza, che hanno segnato il momento in cui ci era promessa la felicità e hanno saputo infiammare la forza d’amare in ciascuno di noi.Tra le sue mura avvolte nell’oscurità riaffiorano ricordi che possono attanagliare il presente nella morsa della rassegnazione oppure, ripescando la musica sommersa in fondo al cuore, farci ritrovare lo slancio d’inseguire ancora la gioia.

Marina Confalone

 

Un ex piano bar in completo abbandono,destinato a diventare un marketdi surgelati, è la metafora di un’epoca in crisi di valori, di quell’impoverimento culturale che al potere educativo ed aggregante della musica e dell’Arte in generale preferisce unaredditizzia“tomba di ghiaccio”. È anche il romanzo di emancipazione di un giovane dal giogo paterno, attraverso il rapporto dapprima conflittuale e via via sempre più complice con la misteriosa e stralunata figura femminile, fantasmatica e concretissima al tempo stesso, che con bella e originale invenzione “rinasce” dalle macerie del locale per portare a termine la sua “missione”. Con grazia mozartiana “Blumunn” tratteggia con le loro esistenze palpitanti,la crisi dei duepersonaggi principali (Susy e Malachia), scoprendo tra le pieghe dei travagli personali, lo smarrimento dell’epoca che stiamo vivendo. “Blumunn” apreuna riflessione su quanto possono essere penosi gli errori della nostra esistenza, quando il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato,diventa assillo costante. E su quanta forza sia necessaria per realizzare sempre i nostri sogni. Il “Blumunn” è lo spazio di una vita, quella di ognuno di noi col carico dei ricordi scandito dalle canzoni della giovinezza, quelle che hanno segnato il momento in cui ci era promessa la felicità e che hanno saputo infiammare la forza di amare di ciascuno di noi. Tra le sue mura avvolte nell’oscurità riaffiorano memorie che possono attanagliare il presente nella morsa della rassegnazione oppure, ripescando la musica sommersa in fondo al cuore, farci ritrovare lo slancio d’ inseguire ancora la gioia. In scena un pianoforte a coda, fra scatoli e mobilio in fase di trasloco. Il gioco degli attori e la loro rossimità, l’asciuttezza e la verità della recitazione, fungono da specchio sempre più luminoso per sogni infranti, rimpianti e desideri. Lo spazio si trasforma e prende luce man mano che l’azione procede, e diventa subito caro a chi lo guarda come fosse il luogo in cui si èdipanata la vita di ognuno di noi. Le luci disegnano la traiettoria dal buio della morte, (una virgola unisce le due diverse posizioni dei personaggi) da una costrizione che provoca infelicità fino allo splendore di un sogno condiviso. L’azione subisce interruzioni ed interferenze fratture dovute all’indecisione, al non sapere come comportarsi. Il linguaggio del testo citerà spesso frasi di canzoni celebri, quale riferimentoculturale dei due protagonisti.

Appunti di regia di Francesco Zecca

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